La differenza tra un gruppo e una squadra

La squadra

È l'alba di un giorno qualsiasi. I primi raggi di sole si allungano pigri diradando la leggera foschia che ricopre i campi e le poche case che sfrecciano al di fuori del finestrino dell'auto.
Osservo l'orologio, sono le 06:23 e tra tutte le cose che avrei potuto pensare, mi immagino in un'altra vita. Con la sveglia che suona, la colazione di fretta e un computer che mi aspetta ad una scrivania.
Già... un'altra vita.

Un crepitio della radio di bordo mi riporta alla realtà. Non era una comunicazione, forse una scarica. Queste radio fanno schifo. Sull'auto nessuno fiata, gli sguardi vagano sul panorama al di fuori. Probabilmente guardano, ma in realtà non vedono. Sono tutti immersi nei propri pensieri. Magari si stanno chiedendo come andrà a finire, o perchè io abbia scelto loro.

Il secondo mezzo ci segue a breve distanza, da quel poco che posso vedere dallo specchietto retrovisore le facce sono tese ma determinate. Ho selezionato personalmente ognuno di loro. Li ho scelti uno per uno a cominciare dall'uomo che siede al posto del passeggero. Lui è Geko. Lo chiamano così, dice, fin da quando da bambino un suo amico di nome Volpe un bel giorno gli ha appioppato questo nomignolo. Mi chiedo dove abbia passato l'infanzia.

È il navigatore. Colui che ci porterà nel bel mezzo del casino, ma anche a casa. Vuoi una strada alternativa? Lui ce l'ha. Vuoi sapere di che tipo di pietre sarà composto il letto del torrente che incontrerai tra 10 km?
Lui lo sa. Probabilmente, se ne avessero uno, conoscerebbe anche i nomi propri dei pesci che vi abitano.
Dannato Geko!

Sul sedile posteriore Nembo traffica borbottando sottovoce. Vista la stazza forse Furetto sarebbe stato un nome migliore, ma anche Nembo calza a pennello. Un momento prima è qua, ed improvvisamente non c'è più. Ha già fatto 100 metri davanti a tutti per vedere se si comincia a ballare.

Sta pulendo un'ottica. Dice che si tratta di una delle poche cose che è riuscito a portare a casa dall'esercito in cui ha prestato servizio. Ci siamo chiesti tutti quale fosse. Ma lui non ce lo ha mai detto.

L'altro è Chicco, il nome la dice lunga. È il più giovane del team, ma non per questo meno affidabile. Ci sa fare. Ha gli occhi di un rapace e quando decide che ha voglia di fare della strada è un vero mulo. Più volte ha dimostrato il suo valore e sono sicuro che oggi lo farà nuovamente. Peccato che abbia seri problemi con il sonno. Cioè, il sonno ha seri problemi con lui.

Un altro crepitio della radio di bordo, regolo lo squelch e finalmente la trasmissione diventa comprensibile: “Hey capo, quanto diavolo manca? Mi sto pisciando addosso”.
Mi viene da ridere, Vax è così. Il suo nome è un mistero. Per questioni di “sicurezza” sappiamo poco l'uno dell'altro, ma poco importa. Per me conta quanto valgono quando serve. Per lui le cose importanti si riducono ai bisogni fisici, tra cui il caffè. Esperto di motori, ha una ex fidanzata che chiamano Cia, come il nostro attuale datore di lavoro. Fossi in lui due domande me le farei.

Prendo il microfono e gli rispondo: ”Se ti scappa cosi tanto chiedi una bottiglia vuota a Gaijin. Sicuramente ne ha una sotto al sedile”.
Gaijin è la parte zen del team. Che sia vero o meno fa sempre “mistico” avere in squadra qualcuno che si ispira all'oriente misterioso. Esperto di arti marziali e di buon vino, se non facesse questo lavoro probabilmente farebbe il sommelier. Con la sua ironia riesce sempre a strapparti un sorriso, prima di strapparti il cuore. Ha un tatuaggio sulle scapole, recita: “i veri guerrieri non vincono premi, ma trovano pace”.

Loro sono i miei uomini.

E io sono Veltro, come i cani da caccia di Dante. Forse un po' presuntuoso, ma con uomini come loro la presunzione diventa un pregio che conduce ad eccellere.

Questa è la Brigata Fantasma, questo è il Team Zulu 05!
...e oggi andiamo in guerra.